PERCHÉ SIAMO COSÌ?
IL COPIONE
Quello che siamo, ovvero la nostra identità, è frutto di apprendimento; ciò significa che si può cambiare. L’affermazione “tanto sono fatto così” è una falsa convinzione.
Quello che siamo si costruisce dai messaggi che interiorizziamo, dalle decisioni che prendiamo inconsapevolmente per adattarci all’ambiente in cui viviamo. Dalle reazioni emotive delle figure di riferimento il bambino intuisce che cosa ci si aspettata da lui, quali sentimenti e comportamenti può esprimere e quali no.
Ogni persona, come dice Berne (1964), costruisce così il suo personaggio con la sua trama, ovvero il suo copione fatto di pensieri riguardo sé, l’altro e la vita ( Per la definizione di copione vedi anche " Il costruirsi della nostra storia").
I Goulding (1979) sottolineano che il bambino è soggetto attivo, responsabile delle strategie che adotta per rispondere alla situazione familiare. Il copione è quindi una scelta di autoidentificazione consapevole che entra nell'automatismo.
Il copione è quindi flessibile, modificabile e influenzabile dall'ambiente esterno, da tutte le persone vissute come significative.
Cornell (1988) sostiene che la formazione del copione è il processo che permette di dare senso alla vita, di prevedere e gestire i problemi nella speranza di realizzare i propri sogni e desideri.
Il copione è la nostra storia, è la struttura che risulta funzionale ad un processo di individuazione, è quella coerenza che ci permette di riconoscere gli altri e di riconoscersi. 
Per la Romanini (1999) è un programma di vita, il migliore possibile a partire dalla situazione storica di rapporto interpersonale nell'ambiente d'origine, che permette di soddisfare il bisogno primario di attaccamento e di individuazione. Non è quindi patologico per sua natura, bensì fisiologico.
La scelta copionale si fonda sulle linee di forza della persona e permette di proteggersi e adeguarsi all’ambiente. E’ frutto quindi di una tensione identificatoria, di un conflitto tra essere e non essere che porta ad assumere un’identità che fornisce sicurezza. Ogni decisione copionale scotomizza aspetti di sé vissuti come proibiti e che possono mettere in pericolo la relazione da cui si dipende fisiologicamente.
Il copione risulta limitante nel momento in cui nonostante l'evolvere della vita la persona ripete continuamente le stesse cose, incontra persone simili ("tutti sono…., io sono sempre…”) e nulla cambia. Si nota un blocco e una diminuzione dell'uso degli stati dell'Io e della possibilità di trovare opzioni diverse da quelle previste dal decorso copionale.
Ciò che risulta limitante e causa di sofferenza è il non darsi nuovi permessi per ampliare le proprie possibilità di risposta lungo l'arco della vita e il non riconoscere i segnali copionali che ci dicono che ci stiamo addentrando dentro le strettoie del copione.
Ampliare il copione è entrare dentro di esso e recuperare i vissuti memorizzati, in modo inconsapevole o preconsapevole, che racchiudono la nostra sofferenza, da cui ci si è protetti allora nel modo migliore. E’ un tornare al passato con una nuova consapevolezza per uscirne con nuove decisioni.
Il cambiamento non è modificare il temperamento, ma accettare in sé e negli altri possibili e nuovi comportamenti.
L’identità appare in tal modo come un continuo equilibrio tra la presa di coscienza dei limiti umani oggettivi e la novità del momento presente. Ogni relazione profonda può diventare così occasione per allargare il copione, effettuando un self-reparenting (ovvero rivedendo il  G, ampliandolo con nuovi modelli).
Johns (1999) riporta questa preghiera: “ possa Dio accordarmi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare ciò che posso cambiare e la saggezza di distinguere le due situazioni”.
Accettare se stessi, riconoscere il significato che determinati comportamenti hanno avuto nel passato e vedere in essi non solo i nostri limiti ma anche le nostre risorse,  permette un reale cambiamento verso la verità di se stessi e la libertà.
Ampliare il copione è aprirsi all’intimità, al voler bene e vivere il bisogno dell’altro non più strumentalizzato alla nostra sopravvivenza. E’ la possibilità di percepirsi come figure a tutto tondo in movimento verso altre figure a tutto tondo.
Nel copione non allargato invece ognuno vaga, solo, senza incontrarsi con l’altro, come portando intorno a sé una gabbia.
Un copione allargato è come un libro prezioso che ha delle pagine scritte e tante altre in cui si aggiungono righe su righe vivendo nel qui ed ora e godendo di un tempo che si colora di infinito.


"Il copione e la vita in autonomia e attaccamento sono i due aspetti coesistenti dell’evolvere psichico umano, il primo ombra del secondo, l’aspetto ripetitivo che tanto spesso è scambiato per continuità (…); la vita, invece, è ogni scelta nuova, ogni nuovo stupore per la bellezza o il consueto ritrovarsi nel pensare all’altro e a noi, accettando, perdonando, divertendoci di qualcosa che di primo acchitto ci sembrava ostico (…), è il diventare progressivamente persona, in quel rapporto tra la vita in adattamento (copione) e la vita vera, cioè tra difesa dagli altri e rischio della conoscenza affettiva che continua tutta la vita e fa sì che si possa dire dell’uomo (dal suo concepimento alla morte) che è solo conflitto e insieme che è persona"( Romanini, 1999).

BERNE E., Ciao…e poi?, Bompiani, Milano, 1964.
CORNELL W., Life scripts theory, Transactional Analysis Journal, 18, 4, 1988.
GOULDING M. e GOULDING R., Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale, Astrolabio, Roma,1979.
JOHNS H.D., Paura e rabbia nel quotidiano, Cittadella Editrice, Assisi, 1999.
ROMANINI M.T., Costruirsi Persona, La Vita Felice, Milano, 1999.