VIVERE LE RELAZIONI
Sono numerose e complesse le dinamiche che si verificano anche nel giro di pochi minuti nell’incontro interpersonale e per lo più sono agite inconsapevolmente.

Per vivere le relazioni serenamente il primo e importante passo da compiere è essere consapevoli di ciò che avviene. Si inizia questo percorso quando si prendere contatto con noi stessi, in particolare con lo Stato dell’Io coinvolto maggiormente nella relazione.
Scrive Woollams all’inizio del secondo capitolo in “Analisi Transazionale, psicoterapia della persona e delle relazioni”: “Che succede se io e tu ci incontriamo?- Noi sei ci divertiremo un mondo”. Per “noi sei” l’autore intende i 3 Stati dell’Io presenti in ogni persona (vedi definizione degli stati dell'Io nel post " Chi siamo e come funzioniamo?"). Se poi immaginiamo l’incontro all’interno di un gruppo la situazione diventa sempre più articolata.
Non sempre, tuttavia, l’incontro tra “noi sei” è vissuto come divertente, anzi come faticoso, spiacevole, se non doloroso.
 
Berne dice che l’uomo ha fame di stimoli e la relazione per eccellenza fornisce stimoli. L’autore fa un’ulteriore differenziazione tra i vari tipi di relazione:
  •          i rituali (ad esempio lo scambio di saluti);
  •           i passatempi ( un intrattenersi con l’altro attraverso discorsi generali);
  •           l’attività (la relazione passa attraverso il fare e il parlare è centrato sull’attività);
  •           i giochi psicologici (l’incontro con l’altro avviene attraverso un doppio binario: quello sociale e    quello psicologico. Gli interlocutori cercano di soddisfare attraverso l’altro un proprio bisogno non  esplicitato né a se stessi né all’altro);
  •       l’intimità (le persone si incontrono nella verità di se stesse, godendo della capacità di essere se  stesse in relazione con l’altro). E’ quest’ultimo tipo di relazione che permette all’uomo di soddisfare la  sua fame di stimoli.

M.T. Romanini, ampliando ciò, sottolinea come il bisogno principale della persona sia quello di attaccamento, ovvero quello di amare ed essere amato all’interno di una relazione in cui l’uomo può coniugare il suo bisogno di individuazione-autonomia e quello apparentemente antitetico di dipendenza.

Torno a Berne per fornisce delle brevi informazioni riguardo le dinamiche che possono verificarsi nell’incontro con l’altro.
L’Autore parla di transazione per indicare lo scambio fatto di stimoli e risposte che due o più persone si inviano. Come c’è un dialogo interno tra gli Stati dell’Io così c’è un dialogo interpersonale tra il proprio Stato dell’Io e quello dell’altro.  In genere quest’ultimo è lo specchio del primo, tanto che se si modifica la relazione con noi (il dialogo interno) spesso si nota un cambiamento nella relazione con l’altro (dialogo interpersonale).
Per cogliere, infatti, la comunicazione con il mondo esterno occorre essere a contatto con le proprie sensazioni, con i propri bisogni e sentimenti, accoglierli così come sono in modo che essi ci parlino di noi e dell’altro. Costruire l’intimità con noi stessi è il presupposto per far silenzio dentro di noi e far spazio all’incontro interpersonale. La dimensione della relazione si gioca attraverso la capacità di essere consapevoli del mondo interno contemporaneamente a quello esterno.

Le transazioni sono rappresentate con delle frecce o vettori che partono dagli stati dell’Io.
Premetto che, come dice Watzlawick (1967), quando due o più persone si incontrano è impossibile non comunicare, in quanto la relazione non passa solo attraverso il verbale, ma, e soprattutto, mediante il non verbale (postura, tono della voce, espressione, ecc…). Questo secondo livello rivela la parte più profonda di noi, dell’altro e della relazione. Alcune volte si nota l’incongruenza tra il verbale e il non verbale; ciò è sperimentato come disagio a cui non sempre si riesce dare un senso.
Per comprendere, quindi, lo Stato dell’Io da cui proviene la transazione occorre tenere in considerazione il non verbale, che può non essere in sintonia con le parole.
Es “Ti voglio bene” mentre il corpo è ritirato (B Adattato); “adesso farai quello che ti dico io” con tono della voce incerto (B Adattato).
Le transazioni possono essere:
1) parallele o complementari (lo Stato dell’Io cui si rivolge lo stimolo è uguale allo Stato dell’Io che emette la risposta). I vettori sono paralleli.
In queste transazioni gli stati dell’Io dei due interlocutori sono chiari e ben definiti; ciò sta a significare che ogni interlocutore accetta il ruolo che l’altro gli definisce. La relazione poggia su un equilibrio stabile, non sempre piacevole, come nei casi di dominanza-sottomissione.
 Esempi:
Tu sei cattivo! (GC)
Non è vero! (BA)

C’è la minaccia di una bufera (A)
Quando e dove è prevista. Chi la ha preannunciata? (A)

Questi giovani di oggi sono maleducati (pregiudizio del G)
Dove andremo a finire (G)/ Non ho prove per dimostrarlo (A) (quest’ultima transazione, pur non essendo incrociata, è un modo per sottrarsi a quel tipo di comunicazione fatta di pregiudizi).

 Mamma, mi vuoi bene?(B)
 Sì, tanto (G)

2) incrociate (i vettori transazionali non sono paralleli e lo Stato dell’Io che risponde è diverso da quello sollecitato dallo stimolo).

Sei sempre in ritardo (GN)
Ti vedo arrabbiato, ne capisco il motivo (A)

Posso avere un gelato? (BL)
Per l’ultima volta, no! Smettila di annoiarmi (GC)

Dove hai messo il giornale? (GC)
E’ sulla mensola (A)

Dove hai messo il giornale? (A)
Pensi sempre che sono io a prendere le cose (BA)

Quando stimolo e reazione si incrociano sul diagramma transazionale del GAB (ovvero del Genitore, Adulto e bambino), la comunicazione si interrompe (Harris, 1967). Quando l’interlocutore destinatario non accetta il ruolo che l’emittente gli attribuisce e risponde da un diverso stato dell’Io si verifica una transazione incrociata, e la comunicazione subisce un cambiamento: viene sostituito l’argomento o subentra il silenzio e la fine del dialogo. In almeno uno degli interlocutori emerge una sentimento spiacevole.
Harris riporta l’esempio di un marito che chiede alla moglie: “Cara dove sono i miei gemelli?” (richiesta di informazione da Adulto ad Adulto) e la moglie risponde “Cercali, dove li hai lasciati!” (risposta da Genitore a Bambino). E’ probabile che lo scambio finirà con una lite; se la moglie avesse invece risposto “Non lo so, ti aiuto a cercarli” oppure “Non so, ora termino il mio lavoro e poi ti aiuto a cercarli” (risposta da Adulto ad Adulto), la comunicazione avrebbe potuto proseguire in un’atmosfera serena.
Ancora un esempio: una madre ordina ad una figlia di sistemare la sua stanza dicendo “Chiara, vai ad ordinare la tua stanza!” e la figlia risponde “ Tu non hai alcun diritto di dirmi questo, alla mia età.
In questi esempi di transazioni incrociate uno dei due interlocutori vive uno stato psichico negativo di fronte alla comunicazione, ossia, tende a scaricare all’esterno, cioè a proiettare sull’altro il suo disagio, la sua rabbia, la sua frustrazione o il suo rancore. Perché la comunicazione sia efficace è necessario che ambedue gli interlocutori siano disponibili a farla crescere in un clima propizio.
Altre volte incrociare la transazione può essere una modalità consapevole legata alla scelta di porsi in uno Stato dell’Io diverso da quello che l’altro vuole sollecitare.
Chi si pone da G critico manda messaggi all’altro volti a stimolare il B adattato dell’interlocutore, ad esempio con una critica, e il ricevente può scegliere come sentirsi all’interno di questa comunicazione e quali modalità di risposta adottare. Qui la differenza rispetto agli esempi di transazione incrociata precedenti è che il messaggio di risposta ha una qualità positiva sia per il contenuto sia per il processo (tonalità affettiva, ecc…).
Allora incrociare la transazione da B libero o da G affettivo  può dare l’input ad una comunicazione collaborativa/costruttiva e non conflittuale/competitiva, che invita ad un atteggiamento accettate verso se stessi e verso l’altro.

La comunicazione risulta più complessa nei casi in cui le transazioni sono:
3) ulteriori (gli stati dell’io coinvolti sono tre nelle transazioni ulteriori angolari o quattro nelle transazioni ulteriori duplici. Qui la caratteristica è la presenza di un duplice livello di comunicazione: quello sociale e quello psicologico; è quest’ultimo a influenzare l’esito del dialogo .
Queste transazioni sono tipiche dei venditori, anche se non solo, i quali forniscono informazioni all’A del cliente e allo stesso tempo una transazione al B per sollecitare la parte bambina dell’acquirente in modo da concludere l’affare.
La presenza di un doppio livello in genere produce una sorta di confusione nel ricevente, il quale si trova a dover decidere se rispondere al messaggio sociale o psicologico e in che modo.
Può verificarsi che anche chi riceve la comunicazione invii un doppio messaggio. 

Sei in ritardo – livello sociale (A) / sei sempre in ritardo – livello psicologico (G)
Solo di 5 minuti – livello sociale(A) / la prego non si arrabbi – livello psicologico (B)

Ti è piaciuto il mio discorso?- livello sociale (A)/Non era bello, vero?- livello psicologico (B)
Non era brutto-livello sociale (A)/Non mi è piaciuto molto- livello psicologico (G o B)

Le transazioni ulteriori possono concludersi con dei sentimenti spiacevoli.
All’interno di queste transazione Berne colloca i giochi, che avvengono quando si verifica un incrocio dei vettori dovuto ad uno scambio dei ruoli e degli Stati dell’Io tra gli interlocutori.
Caratteristica dei giochi è che le persone comunicano sentimenti e bisogni (livello psicologico) indirettamente, attraverso critiche, lamentele, false richieste, ecc… (livello sociale), senza riuscire a soddisfare ciò che desiderano e confermano così convinzioni di sé quali non sono capito, non sono aiutato, ecc….
Ecco un esempio.
“A e B sono due persone che si conoscono da tempo. A è abituato a porsi, nei confronti di B, in una posizione di Bambino Adattato bisognoso, che necessita di quando in quando, dell’aiuto e del conforto del Genitore Affettivo di B, che tende a occuparsi più degli altri che di se stesso, traendo da questo comportamento gratificazione. Quando, ad esempio, A ha un problema chiede  consiglio a B. B comincia ad illustrare una serie di possibili soluzioni, ma A, ad una ad una, le scarta tutte, trovando sempre qualcosa che non va. Ad un certo punto, avviene il cambiamento (si incrociano i vettori): A si rivolge, leggermente irritato, a B, affermando che i suggerimenti avuti non gli sono di grande aiuto (Genitore Normativo). A, dal canto suo, si sente frustrato  (Bambino Adattato), poiché non è riuscito a sostenere il proprio ruolo abituale nella relazione.”
Entrambi effettuano dunque un cambiamento di ruolo e di stato dell’Io, ed entrambi provano uno stato d’animo spiacevole alla fine della comunicazione.
Questo cambiamento, pur inefficace e portatore di sentimenti spiacevoli, è un momento di reazione e tentativo di risolvere una vecchia ferita relazionale. La persona cerca di portare a compimento una gestalt rimasta aperta e soddisfare un legittimo bisogno. 
Ciò si può cogliere in questo esempio: A dice “mi fa male la testa” a livello sociale mentre a livello psicologico “occupati di me/stammi vicino”, B non risponde al bisogno espresso indirettamente e allora A da B adattato/bisogno diventa G critico “Non ti preoccupi mai di me, per una volta che ho bisogno non ci sei mai!” con la speranza, in genere disillusa, di soddisfare il suo bisogno di vicinanza attraverso la critica.
Con questa modalità A riconferma vecchie convinzioni, come ad esempio il non essere visto o l’essere solo, ecc…
L’opportunità a questo punto è trovare nuove opzioni.
Il primo passo è spostarsi prima dentro di sé, individuare e dare una soluzione al dialogo interiore conflittuale tra gli stati dell’Io, uno dei quali è proiettato all’esterno, sulla persona alla quale si dà la responsabilità di soddisfare un bisogno primario non soddisfatto.  E’ proprio questo conflitto interno che genera l’energia di reazione del gioco e ne impedisce allo stesso tempo la soluzione. Così si crea un circolo vizioso. Il bisogno, che non è stato riconosciuto nel passato, è vissuto come pericoloso o la persona si percepisce come non degna di soddisfarlo e non si permette di esprimerlo direttamente, aspetta così che sia l’altro a farlo esistere e a dare ad esso importanza. Si crea una comunicazione non chiara, che porta in genere ad un esito diverso da quello sperato e che conferma che il bisogno è pericoloso (es. esprimere la rabbia) o che non si merita, ad esempio, aiuto, vicinanza, ecc… Si chiude così il cerchio e si ritorna nella posizione di partenza da cui ci si voleva allontanare.
In queste dinamiche relazionali gli interlocutori girano all’interno di 3 ruoli: il Persecutore che svaluta il valore degli altri, il Salvatore che svaluta le capacità del’altro e la Vittima che svaluta se stesso.
Nel Persecutore la parte attiva è soprattutto lo Stato dell’Io Genitore critico e svalutante, nel Salvatore è il G pseudoaffettivo e protettivo e nella Vittima è il B adattato. In questi casi la parte di sé mancante è proiettata e cercata nell’altro, così che la relazione che si crea non è tra due persone autonome, ma tra due persone che cercano nell’altro una parte non riconosciuta di sé (relazione simbiotica).
Ad esempio se nelle relazioni di aiuto di fronte al “no” dell’altro c’è una reazione di offesa, chiusura e critica, questo è segnale che la relazione parte da un ruolo di Salvatore. Se invece si lascia l’altro libero di non accettare l’aiuto e si mantiene aperta la porta della condivisione nel rispetto dei tempi e modi altrui, questo è segnale di una relazione offerta da una persona autonoma, che aiuta nella gratuità e non per soddisfare un suo bisogno (es. di sentirsi utile o accettato o importante).
A questo punto spostare il focus dalla relazione interpersonale a quella intrapsichica è un modo per poter poi percorrere strade alternative e mettere le basi per costruire relazioni di intimità e di autonomia.
Per riflettere su ciò ci si può chiedere:
-          Che cosa mi capita più volte nell’ambito delle relazioni?
-          Come comincia?
-          Come prosegue?
-          Come finisce?
-         Cosa provo e penso di me, dell’altro e della situazione?
-          Cosa penso che l’altro provi?
-         Quale bisogno chiedevo all’altro di soddisfare?
-         Quale bisogno l’altro chiedeva che io soddisfassi?
-          Cosa succede e cosa faccio per uscire dalla sensazione spiacevole?
Con queste domande l’obiettivo è fermarsi sul processo relazionale, individuare pensieri e sentimenti spiacevoli ripetitivi e portare alla luce il bisogno sotterraneo. E' un sostare in dinamiche vissute come sgradevoli e a volte come segno del nostro fallimento, ma in realtà  preziose in quanto in esse vi sono le nostre risorse, i nostri bisogni autentici, la nostra verità.
Da quanto detto l’analisi degli Stati dell’Io e delle transazioni permette di cogliere il motivo di alcune difficoltà vissute nelle relazioni. E’ utile per accorgersi di quando il nostro dialogo interno influenza il nostro modo di percepire gli altri (se mi vivo da B Adattato è molto probabile che vivo l’altro da G e cerco un G), cosi come è utile per poter intuire quando è l’altro a proiettare il suo vissuto.
Essere consapevoli del proprio modo di mettersi in relazione e sperimentarsi in nuove modalità di comunicazione favorisce il vivere nuovi rapporti e uscire dalla ripetitività del “mi capita sempre questo” o “non ci so proprio fare con gli altri”.
Si possono mettere le basi per costruire una relazione fatta di intimità, dove avviene il contatto Bambino-Bambino, attraverso la comunicazione dei proprio sentimenti, sostenuta dall’influenza del G che invia il messaggio “ Ti accetto e mi piaci così come sei”.


ATTANASIO S., Il potere nascosto, Riv. It di AT e metod. Psicoter. 11, 1986.
BERNE E., Analisi Transazionale e psicoterapia. Un sistema di psichiatra individuale e sociale, Astrolabio, Roma, 1971 (ed. originale 1961).
BOYD L., BOYD H., Intimità come forma di strutturazione del tempo, (tr. It di Silvia Attanasio), Riv. It di AT e metod. Psicoter. 11, 1986.
JAMES J., Il pagamento posticipato dei giochi, Riv. It di AT e metod. Psicoter. 10, 1986.
HARRIS T., Io sono ok, tu sei ok, Rizzoli, Milano, 1967.
WOOLLAMS S., BROWN M., Analisi Transazionale, psicoterapia della persona e delle relazioni, Cittadella editrice, Assisi, 1985.
ZUCKOWSKI A., VETULI P., Transazioni incrociate e seconda regola della comunicazione, Riv. It di AT e metod. Psicoter. 11, 1986.